La pesca e le tecniche di pesca più diffuse

La pesca è una delle attività più antiche e praticate della storia. La sua nascita risale all’inizio del Paleolitico superiore (40.000 anni fa circa) e da millenni continua ad essere praticata al fine di procurare numerose quantità di cibo nei pressi di laghi, fiumi e mari, ma anche per trascorrere momenti di tranquillità e leggerezza a contatto con la natura.

La pesca in mare è amata in Italia da circa 3.000.000 di persone, tra appassionati e pescatori. La cattura del pesce avviene attraverso strumenti e tecniche differenti e variegate.
Quando si vuole svolgere questa attività, prima di focalizzarsi sulle tecniche da utilizzare, è necessario scegliere il luogo, definito spot, in cui praticarla (ad esempio in riva al mare, sugli scogli, in barca, in alto mare).

Quali sono gli spot più diffusi per pescare?

  • In riva al mare: le tecniche più utilizzate dalla riva del mare prendono il nome di “bolognese”, “eging”, “surf-casting” e “spinning”.
  • Sugli scogli: le tecniche consigliate sono lo “spinning” e il “rock-fishing”.
  • In barca: la tecnica più utilizzata è sicuramente il “bolentino”, così come la pesca “a traina”. È però possibile cimentarsi anche nello “spinning”.
  • In alto mare: quando ci si trova su un’imbarcazione al largo del mare, bisogna considerare la profondità del fondale marino e la tipologia di fondale. In generale, si utilizzano le stesse tecniche di pesca utilizzate in barca.

I nomi riferiti alle tecniche di pesca potrebbero non esserci familiari, per cui arrivati a questo punto possiamo iniziare ad approfondire tutte le tecniche sopraindicate.

Le tecniche di pesca in mare

  • Bolognese: si tratta di una delle tecniche più semplici ed efficaci da praticare in mare, prevede l’utilizzo di un galleggiante, 1 o 2 ami da pesca e una piombatura con pallini di piombo. Il pescatore deve lanciare il galleggiante in acqua, trattenendolo leggermente, e attendere che il pesce abbocchi.
  • Eging: è la pesca ai cefalopodi attraverso l’uso di un’esca chiamata “Egi”. Prevede la cattura di calamari e seppie, attraverso un lancio parabolico della totanara finché non giunge sul fondo del mare. A seguire bisogna tirare la canna da pesca con un movimento verticale.
  • Surf-casting: una delle tecniche più amate dai pescatori, utile per la cattura di pesci di grossa taglia, che può essere impiegata con delle robuste canne da fondo, con grammatura variabile da 80g a 300g, in base al tipo di pesce che si desidera catturare.
  • Spinning: il nome di questa tecnica deriva dal movimento dell’esca artificiale che viene utilizzata. Prevede infatti l’impiego di un accessorio metallico simile ad un cucchiaio, che viene fatto roteare in mare per simulare un movimento simile a quello dei pesci più piccoli, attirandoli.
  • Rock-fishing: molto simile al surf-casting, ma più adatta nei luoghi scogliosi e in condizioni atmosferiche più estreme. A differenza del surf-casting, cambiano le esche, le prede, i calamenti, ma soprattutto il diametro dei fili delle lenze, che nel rock-fishing è decisamente superiore.
  • Bolentino: tecnica molto utile quando la barca è ancorata in una baia. In base alla profondità del fondale (non deve superare i 50 metri di profondità) viene scelta una canna da pesca di lunghezza variabile. È una tecnica adatta alla pesca di serrani, orate, saraghi, tanute e pagelli. Consiste nell’attirare i pesci con tante esche, calando la canna fino al fondale ed aspettando la mangiata del pesce. Per incuriosire il pesce è necessario alzare la lenza dal fondo e riappoggiarla spesso, fino a catturarlo nel momento più opportuno.
  • A traina: come afferma il suo nome, questa tecnica si effettua trainando un’esca viva o artificiale da pesca. Se svolta in costiera possono essere sfruttate attrezzature leggere per pesci di piccole dimensioni, se in altura è destinata alla cattura di pesci di dimensioni più elevate, come tonni, ricciole e pesci spada.
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