Porto Canale e Chiesa di San Nicolò Regale: simboli di Mazara del Vallo

Mazara Del Vallo è caratterizzata da una lunga ed importante storia che l’ha resa la città ricca di diversità e cultura che è ad oggi. Conosciuta come uno dei centri pescherecci più grandi di Italia, il suo porto, denominato “Porto Canale”, è il simbolo di questa storia che è passata di dominazione in dominazione, nonché simbolo di qualcosa che ha visto, nel tempo, una risorsa per accrescere la propria potenza. Porto Canale è stato spettatore e centro dei più disparati cambiamenti che ogni cultura vi ha voluto apportare, plasmando lo stesso e l’intera città che, ancora ad oggi, riesce ad essere chiara testimonianza di un passato dinamico e in continuo cambiamento.

La storia di Mazara del Vallo

Le vicende che hanno come protagonista il porto, prendono rilevanza nel VI secolo a.C. quando, i Fenici, identificarono in Mazara un luogo perfetto per effettuare le soste dei propri viaggi verso la Spagna. Queste ultime, da temporanee, divennero sempre più presenti e risultarono nella creazione di un emporio mercantile. La popolazione di riferimento era, infatti, impegnata nel commercio marittimo e fu attraverso la loro decisione che la città fu battezzata con il nome di “Mazar”, ovvero, la “rocca” o “castello”.
Sotto dominazione greca, fiorisce il prestigioso emporio di Selinunte, la città diviene un centro urbanizzato in continua espansione che vede, oltretutto, la creazione di una propria moneta. Successivamente il porto, divenuto Oppidum, continua ad essere considerato punto di riferimento per i commerci marittimi dalla popolazione romana, nuova proprietaria del centro. Sul finire del X secolo a.C. diviene, poi, essenziale per le rotte dirette verso l’Africa e il vicino oriente. Infine, con gli Arabi, sarà riconosciuto come uno dei porti principali dell’isola e soprannominato wadi el magnum, cioè, “fiume dello spiritato”. Questa peculiare scelta proviene dal fenomeno del “Marrobbio”, definito da un repentino cambiamento del livello del mare che può raggiungere, nelle mezze stagioni, proporzioni notevoli e sconosciuto al più della popolazione araba che viveva in città.

Il Porto Canale di Mazara del Vallo

Il porto di Mazara del Vallo è suddiviso in 3 bacini: Avamporto, Porto Novo e Porto Canale. Quest’ultimo è stato ricavato dalla foce del fiume Mazaro, ereggendosi alla sua sinistra e rappresentando un luogo di riferimento per molteplici popolazioni. Con una produzione annua di circa 200.000 quintali di pesce, ad Est è abbracciato da una diga e dal molo di Levante mentre, il molo di Ponente, protegge il centro ad Ovest. Ad oggi le funzioni legate al porto sono molteplici, infatti, viene utilizzato come: cantiere navale, movimento commerciale, per l’approvvigionamento petrolifero e il trasporto di passeggeri. Singolare nella sua categoria e ambito urbano, Porto Canale presenta un’attrattiva unica per il visitatore, a partire dalla sua storia, passando per i cantieri alla foce sovrastati dalla statua di San Vito, fino alle soglie del quartiere arabo con le sue inconfondibili stradine. Girovagando per le zone del porto, oltretutto, una sosta di estrema fascinazione è rappresentata dalla chiesa arabo-normanna di San Nicolò Regale.

Chiesa di San Nicolò Regale a Mazara del Vallo

Così come Porto Canale, la chiesetta è stata eretta sul fianco sinistro del fiume Mazaro. Costruita nella prima metà del XII secolo, presenta una pianta quadrata con tre absidi e una cupola, impostata su un tamburo ampio e basso di forma cubica, che la sormonta. All’interno si trova un piccolo altare, quattro colonne centrali e delle colonnine incassate negli spigoli delle tre absidi e una pavimentazione con un disegno a colori d’ispirazione islamica, caratteristiche architettoniche simili alla Chiesa di San Cataldo di Palermo e alla Chiesa della Santissima Trinità di Delia a Castelvetrano.

Tra il XVII e il XVIII secolo si decise di trasformare la struttura per cercare di adattarla a dei canoni barocchi più contemporanei, divenendo a pianta ottagonale con copertura a falde. Nel 1947 si cambiò rotta: la forma originale della chiesa, risalente all’epoca medievale, voleva essere riportata alla luce, ma bisognò attendere fino agli anni Ottanta prima che questo avvenisse.

La chiesa, già preziosa di suo, nasconde nei meandri della sua struttura un tesoro, dei mosaici di epoca romana di tarda età imperiale rinvenuti del 1933. L’analisi dei resti ritrovati ha svelato che, i disegni, facevano parte di un pavimento che ricopriva il suolo di una domus romana, datata III-IV secolo d.C. di cui, la più suggestiva e meglio conservata rappresentazione, risulta essere quella di un cervo dorato, circondato da molteplici e variopinte decorazioni floreali.

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